Sguardi senza frontiere
Integrazione e condivisione per un futuro migliore
di Dario Lo Presti
La cultura dell'integrazione è rendere normale domani quel che ieri era impossibile
Marco Paolini
Occhi che “parlano” da soli, valgono più di mille parole. Espressioni che suggeriscono storie di ragazzi provenienti da terre lontane, difficili, in cui è impossibile scorgere un futuro fatto di speranza e di pace, in cui ognuno di loro può essere trattato di diritto come un essere umano. Lo sguardo di questi ragazzi rappresenta un monito, quasi a volerci dire “io sono come te, ho diritto anch’io di poter vivere la mia vita, essere felice e sperare in un futuro migliore”.
Provare ad ascoltare ed immedesimarsi nelle loro storie significa anche capire meglio noi stessi, rendersi conto che siamo fatti per condividere ciò che siamo e abbiamo con il prossimo senza frontiere. Da qui nasce l’idea di considerare questi sguardi “senza frontiere”, cioè senza barriere fisiche, sociali, culturali che spesso ostacolano la libera espressione dei sentimenti più veri e genuini come l’amicizia, la simpatia tra i popoli di culture diverse, la solidarietà e il desiderio di stare insieme e fare del bene divertendosi. Non è un caso se tutto questo è reso possibile nella “Tre Giorni Senza Frontiere”, la più grande manifestazione d’integrazione del Mediterraneo promossa dalla comunità di S. Egidio della Sicilia, che si è svolta a Catania, città che storicamente da sempre è espressione di contaminazione e integrazione fra popoli diversi. La manifestazione ha lo scopo di favorire l’integrazione tra ragazzi migranti del Mediterraneo e centinaia di giovani provenienti da tutta Italia, che si incontrano per giocare, fare sport e sorridere. Cristiani e musulmani, africani, asiatici ed europei, si sfideranno in squadre rigorosamente miste in giochi sulla spiaggia e in acqua, e daranno vita a una caccia al tesoro tra le vie di Catania. La manifestazione è stata inaugurata con un'assemblea di apertura presso l'Aula Magna del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. Le tre giornate sono state anche un’occasione per ricordare i nomi e le storie dei migranti che hanno perso la vita nei viaggi verso l’Europa. Presso il Lido Verde è stata celebrata la commemorazione delle vittime del triste sbarco avvenuto il 10 Agosto del 2013, quando sulla spiaggia affollata di bagnanti, furono rinvenuti i corpi senza vita di sei egiziani. Altro momento importante è stata la processione dei partecipanti dalla chiesa di S. Chiara alla cattedrale di S. Agata, caratterizzata dalla preghiera "Morire di Speranza", in memoria di tutti coloro i quali hanno perso la vita nel Mediterraneo.
Catania ancora un volta mostra il suo lato migliore, diventando protagonista di un evento dal forte valore simbolico. Gli occhi di questi ragazzi ci dicono che non possono e non devono esistere frontiere tra gli esseri umani, ma solo integrazione e condivisione per guardare con maggiore speranza al futuro.